Vaccinazioni, digitalizzazione e semplificazione dovranno essere i cardini della ripresa. Dal Decreto Riaperture al Piano nazionale di ripresa e resilienza, il report del Centro studi di Confartigianato Emilia Romagna analizza gli scenari futuri.
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“Esattamente un anno fa ci raccontavamo e si polemizzava sulle stesse cose, tra chi era per aprire e chi per mantenere una certa gradualità – afferma Davide Servadei, Presidente di Confartigianato Emilia Romagna -. Poi abbiamo visto com’è finita. Dall’autunno scorso siamo ricaduti in una nuova ondata di pandemia peggiore della prima. La prima cosa è evitare che possa succedere anche questa volta. Certo c’è un fatto nuovo, importante: le vaccinazioni. Ma non sappiamo ancora molto su questo vaccino, sulla durata della copertura, sulla sua capacità di creare quell’immunità di gregge necessaria per mettere in sicurezza sanitaria il Paese. Allora serve ancora molta attenzione, serve gradualità. Ci auguriamo comunque che il piano vaccinazioni possa procedere spedito e che si arrivi quanto prima a vaccinare la gran parte degli italiani”.
Dalle vaccinazioni alla ripresa economica il passo è breve. Veniamo da un anno con tanti segni meno: 1.924 mila occupati in Emilia-Romagna nel 2020, -2,2% rispetto al 2019; 449.361 imprese registrate al 31 dicembre 2020, -0,6% rispetto a fine 2019, di queste 124.750 sono imprese artigiane (il 27,8%), in calo del -0,9% rispetto a fine 2019; 20.714 iscrizioni di nuove imprese durante il 2020, -18,5% rispetto al 2019, di cui 7.189 iscrizioni di nuove imprese artigiane nel 2020, -18,9% rispetto al 2019.
I numeri chiave del contesto economico emiliano-romagnolo >>>>
E non va dimenticato che la ripartenza, italiana ed emiliano-romagnola, sarà condizionata anche da altri fattori meno legati al contesto contingente e invece già “endemici” prima dell’avvento della pandemia, che rischiano di condizionarla negativamente. “Noi in questi mesi abbiamo colto con piacere il bando della Regione Emilia Romagna sulla digitalizzazione e anche nel documento condiviso con la Cna, contenente le nostre proposte per il Recovery Fund, abbiamo insistito molto su questo aspetto – continua Servadei -. Il problema della scarsa digitalizzazione delle imprese e della Pubblica amministrazione sta creando dei ritardi che si ripercuotono sulla competitività del Sistema Italia. A questo elemento aggiungiamo i ritardi dei pagamenti delle P.A. che stanno creando grossi problemi di liquidità alle imprese, già provate dal crollo del fatturato dovuto dalla pandemia, e l’eccessiva e complessa burocrazia fiscale che pone l’Italia all’ultimo posto in Europa”.
Quindi è necessario davvero un cambio di passo: “Questi elementi di debolezza dovranno essere affrontati nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza per evitare di fare fallire quello che deve diventare veramente un volano di cambiamento, sviluppo e ammodernamento profondo dell’economia italiana”, conclude Servadei.