Com’è noto la proposta di riassetto istituzionale, ora bloccata per il “congelamento” delle province, prevedeva anche l’accorpamento delle attuali province romagnole e l’area metropolitana bolognese. Confartigianato Assimprese, pur sposando la scelta bolognese, ha attivato il proprio Osservatorio e incaricato il Centro Studi Sintesi di valutare la competitività del territorio imolese per offrire un contributo scientifico e super partes al dibattito. “Confartigianato Assimprese – spiega il segretario Amilcare Renzi – è l’unica associazione imolese ad operare sul territorio bolognese e rappresenta oltre 3.000 associati serviti da quindici sedi, dislocate da Imola a Bologna, incluse le zone collinari. La storia degli ultimi vent’anni della nostra associazione testimonia come le nostre fiere radici imolesi siano germogliate in un’area vasta, creando valore e relazioni. La visione di un’area metropolitana bolognese ci trova quindi naturalmente favorevoli. Riguardo alla scelta fra Romagna e Bologna – continua Renzi – si è detto e scritto di tutto. Ma i numeri ci confermano che il nostro territorio saprà cogliere le opportunità migliori per tornare a crescere se manterrà la scelta bolognese”.
Una scelta che ora dovrà essere sostenuta, con la consapevolezza del valore apportato dal territorio imolese, purché resti unito. “I dati ci indicano la via da seguire, che è quella di mantenere l’unità del Circondario imolese in quanto da essa ne dipende la forza. Una forza anche contrattuale per chi dovrà rappresentarci. La nostra indicazione – conclude Amilcare Renzi – è che questa forza venga affidata a Daniele Manca, sindaco di Imola e presidente del Nuovo Circondario imolese”.
L’indagine propone lo studio di alcune simulazioni, senza tener conto dei vincoli istituzionali. Si è trattato di un esercizio comparativo per offrire agli organismi di governance lo spunto per un’analisi più approfondita che tenga conto di quelle componenti che agiscono sul territorio in termini di gestione ed organizzazione delle sue funzionalità. “Definire un’area metropolitana – dicono i ricercatori – non si riduce, infatti, alla mera determinazione dei confini geografici, ma si tratta di considerare un contesto che supera i confini comunali e provinciali e che permetta di servire in maniera efficiente i suoi utenti: studenti, lavoratori, aziende, istituzioni locali”. In sostanza occorre anche “tenere conto della rete di servizi presenti in una determinata area. Va evidenziato che troppe differenze tra un territorio e l’altro possono generare disservizi per cui, poi, devono essere impiegate maggiori risorse per colmare il gap prodotto”. Per questo, secondo il Centro Studi: “La città metropolitana offre maggiori garanzie perché i suoi organismi di governo possono unificare le funzioni per la gestione delle densità urbane razionalizzando le risorse e migliorando l’efficienza. Tali entità però necessitano di organismi unitari che abbiano poteri forti e che dispongano degli strumenti necessari a regolare i flussi e orientare le proprie politiche sull’integrazione dei servizi”.