In 104 sono partiti oggi (18 febbraio 2014) prima dell'alba da Imola e Castel San Pietro Terme, con i bus di Confartigianato Assimprese, per raggiungere piazza del Popolo, a Roma, dove si è svolta la grande manifestazione per chiedere a gran voce misure urgenti per alleggerire la pressione fiscale e burocratica e ridare alle piccole e medie imprese l'ossigeno necessario a ripartire e dare occupazione. Erano in 60 mila, una folla senza precedenti di artigiani, piccoli imprenditori, lavoratori autonomi di tutte le categorie, chiamati a raccolta dalle cinque sigle che aderiscono a Rete Imprese Italia. “Senza impresa non c'è l'Italia. Riprendiamoci il futuro” era lo slogan che univa tutte le partite Iva italiane.
“Basta, non ne possiamo più come imprenditori e come cittadini”. E' quanto ha urlato il presidente nazionale di Confartigianato, Giorgio Merletti, che ha infiammato la piazza con il suo eloquio appassionato e in perfetta sintonia con la folla esasperata. “Noi lavoriamo e paghiamo le tasse in Italia e siamo in piazza per cambiare il Paese perché non vogliamo essere costretti a cambiare Paese”, ha detto Merletti strappando gli applausi più convinti della giornata.
“Il governo non può far finta di non sentire dopo una manifestazione di questa portata, che è costata anche molti sacrifici agli artigiani che oggi non hanno lavorato per essere qui a gridare le loro ragioni a una politica fino ad ora troppo sorda”, commenta Amilcare Renzi, Segretario di Confartigianato Assimprese mentre arrotola la sua bandiera a fine manifestazione. “Piaccia o non piaccia – aggiunge Renzi – se chiudono le piccole imprese scompare il Paese. Non vogliamo elemosine, ma riforme serie che ci permettano di rilanciare il lavoro e l'occupazione e pretendiamo una lotta seria contro l'illegalità e l'abusivismo, che stanno dando il colpo di grazia ai milioni di imprenditori onesti”.
Nel Paese, negli ultimi cinque anni, hanno chiuso circa 1.000 aziende ogni giorno, la disoccupazione è salita dal 6,4% al 12,7%. La burocrazia costa alle Pmi 30 miliardi di euro l'anno, a cui si aggiunge una pressione fiscale che supera il 55% e una stretta creditizia asfissiante. La piccola impresa rappresenta il 94% del tessuto produttivo dell'Italia contribuendo per il 62% al valore aggiunto.