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Imprese e cittadini stranieri nella Città metropolitana di Bologna

17 Ott 2023 | News

Indagine centro studi imprese cittadini stranieri area metropolitana bologna

I cittadini stranieri regolarmente presenti sul territorio sono una realtà consolidata nel bolognese, che da anni con la loro presenza danno un contributo importante al mercato del lavoro. Per questo motivo Confartigianato Bologna Metropolitana, attraverso il Centro studi Confartigianato, ha avviato una ricerca per valutare l’impatto sulla realtà imprenditoriale dell’Area metropolitana.

 

I cittadini stranieri residenti

L’Istat ha rilevato che l’Emilia-Romagna, con 548.755 cittadini stranieri residenti all’1 gennaio 2023, è la terza regione dopo Lombardia e Lazio, e prima regione per incidenza sulla popolazione residente, pari al 12,4% (è l’8,6% in Italia). In provincia di Bologna i residenti stranieri sono 120.478, pari al 22,0% del totale regionale, con un’incidenza sulla popolazione residente dell’11,9%. Valore inferiore alla media regionale (12,4%) che si posiziona però al quindicesimo posto nel ranking delle province italiane per maggior incidenza. La prima è Prato (21,1%) seguita da Parma (15,1%) e Piacenza (14,5%).

Il numero di cittadini stranieri è rimasto stazionario rispetto a un anno prima (-0,2% sui dati all’1 gennaio 2022) e in crescita guardando a 10 anni fa (+14,1% rispetto all’1 gennaio 2013).

 

Le imprese gestite da cittadini stranieri nella Città metropolitana di Bologna

Dai dati Unioncamere le imprese gestite da stranieri registrate al 31 dicembre 2022 sono 13.208 in provincia di Bologna, pari al 14% delle imprese totali in provincia, quota superiore al 13,4% dell’Emilia-Romagna e dietro soltanto al 17,2% di Reggio Emilia nel ranking regionale.

Il macrosettore con il maggior numero di imprese straniere è dei Servizi alle persone con 5.735 imprese, pari ad oltre due quinti del totale.

Nel dettaglio il primo settore per numero di imprese è Lavori di costruzione specializzati con 3.280 imprese straniere, seguono Commercio al dettaglio (escluso quello di autoveicoli e di motocicli) con 2.269 imprese e Attività dei servizi di ristorazione con 1.589 imprese. L’incidenza più elevata di imprese straniere sul totale imprese registrate in provincia si rileva nelle Costruzioni, dove oltre un quarto delle imprese è gestito da stranieri (26,1%). Nel dettaglio tra i principali settori si ha un maggiore peso dell’imprenditoria straniera nelle Telecomunicazioni (53,7%) tra cui rientrano Phone Center e Internet Point, nella Confezione di articoli di abbigliamento e confezione di articoli in pelle e pelliccia (46,0%) e nei Lavori di costruzione specializzati (31,4%).

L’artigianato con 5.959 imprese straniere rappresenta il 45,1% delle oltre 13 mila imprese totali gestite da stranieri, con un’incidenza doppia rispetto a quella osservabile per il totale artigianato in provincia (28,1%). Rappresentano inoltre il 22,4% del totale artigianato della provincia.

 

Amilcare Renzi: “Un Patto di Territorio per avviare un percorso guidato di integrazione” 

I dati della ricerca del Centro Studi ci mostrano una fotografia dettagliata di un fenomeno di difficile soluzione che dobbiamo affrontare scevri da ideologie e polemiche per coglierne gli aspetti valoriali – commenta Amilcare Renzi, segretario di Confartigianato Bologna Metropolitana -. Dobbiamo tenere conto che il mondo delle imprese del territorio metropolitano bolognese necessita di lavoratori e che non è funzionale tenere dei giovani in sosta nei vari centri di accoglienza o nelle case famiglia quando potrebbero concretamente essere utili alle nostre comunità.

Dovremmo avviare un Patto di Territorio con la consapevolezza e l’intento di governare un processo di integrazione costruttiva, efficiente e sostenibile per la comunità. Questo significa ripensare l’approccio dell’emergenza, mettere da parte le legittime e opposte tesi e lavorare all’unisono per il bene delle nostre comunità e delle nostre imprese che, ripeto, hanno bisogno di personale.

Quali risorse utilizzare per avviare questo percorso

Faccio un esempio – prosegue il segretario Renzi -: sono stati erogati diversi bonus in questi anni. Ebbene si potrebbe mettere in campo dei bonus dedicati a quegli imprenditori che possono investire nel recupero di vecchi immobili oggi non utilizzati, finalizzandoli all’inserimento di nuovi lavoratori stranieri, ma facendo molta attenzione a non creare dei ghetti e assicurando un severo presidio di protezione contro le infiltrazioni malavitose. Si tratta cioè di favorire quella solidità che, assieme alla formazione professionalizzante e al contratto di lavoro, motiva le persone di buona volontà a dare il proprio contributo allo sviluppo economico e sociale della comunità.

Queste persone avrebbero così la disponibilità di un primo alloggio da cui ricominciare. Un alloggio non gestito da organizzazioni parallele che i locatari dovranno curare e lasciare ad altri dopo di loro, una volta che ne avranno le possibilità. Un’opportunità che non può essere per tutti, per ovvie ragioni, ma chi potrà averla dovrà superare delle verifiche di percorso e partecipare, dopo il lavoro, a corsi di formazione, corsi di lingua italiana, di conoscenza delle nostre leggi, delle nostre consuetudini e delle tradizioni. L’integrazione e il rispetto passano necessariamente dalla conoscenza.

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