Il rallentamento della crescita dell'economia italiana segnalato dalle stime dell'Istat pubblicate a fine luglio 2018 potrebbero condizionare il percorso di riduzione del rapporto tra debito pubblico e Pil. Le ultime previsioni contenute nel DEF di aprile indicano che per il 2018 il rapporto debito/Pil diminuisca di 1 punto percentuale, passando al 130,8% e che nel 2019 il rapporto debito/Pil diminuisca di ulteriori 2,8 punti percentuali, attestandosi al 128,0%.
Il debito pubblico in Italia rimane il più elevato dell'Euro zona in valore assoluto e in rapporto al Pil è al secondo posto dietro a quello della Grecia. Nel confronto internazionale proposto da Fondo Monetario Internazionale solo altri cinque paesi nel mondo nel 2018 presentano un peso del debito superiore a quello dell'Italia: si tratta del Giappone con 236% del PIL, seguito dalla Grecia con il 191,3%, il Sudan con il 176,5%, il Venezuela con il 162,0% e il Libano con il 157,3%.
La riduzione del debito dovrebbe essere accompagnata da dismissioni di importo significativo di asset pubblici, ma nell'ultimo quinquennio si assiste ad una riduzione del target di privatizzazioni indicato nella programmazione di finanza pubblica che passa dallo 0,7% del PIL del 2014 allo 0,3% del 2017 e del 2018. E' frequente il disallineamento tra obiettivi e risultati: complessivamente nel quadriennio 2014-2017 sono state pianificate privatizzazioni per 31,5 miliardi di euro e ne sono state realizzate per 11,5 miliardi, pari al 36,6% del target. L'analisi dei dati del Dipartimento del tesoro (Mef, 2018) evidenzia che si è allungata la vita media dei titoli di stato italiani: la vita residua è salita dal 2014 al 2017 con una stabilizzazione a marzo 2018. Nel confronto internazionale si osserva che nel 2018 la vita media residua dei titoli di stato in Italia è di 6,9 anni, superiore ai 5,8 anni della Germania, vicina ai 7,0 anni della Spagna e inferiore ai 7,4 anni della Francia. Valori elevati di debito pubblico rendono particolarmente delicata la fase di collocamento dei titoli di Stato; una percezione di crescita del debito da parte del mercato potrebbe rendere necessaria un'offerta di titoli a tassi più elevati; l'asta dei BTP a 10 anni di lunedì scorso ha visto un'offerta con un rendimento lordo del 2,87%, in aumento di 10 punti base rispetto all'asta del mese precedente e di 81 punti base rispetto a sei mesi prima.
Sulla base dell'ultimo Rapporto sulla stabilità finanziaria (Banca d'Italia, 2018) la quota del debito pubblico italiano detenuta da non residenti nel 2017 è del 35,6% ed è la più bassa tra i maggiori paesi dell'area dell'Euro, risultando ampiamente al di sotto del 50,3% della Spagna, del 55,5% della Germania e del 60,8% della Francia. A seguito del programma di acquisto di titoli da parte dell'Eurosistema definito dalla BCE con il Quantitative easing, sale la quota di debito pubblico detenuto dalla Banca d'Italia che passa dal 5,4% di aprile 2015 al 16,4% di aprile 2018, in valore pari a 378.127 milioni di euro, di cui il 98,8% è rappresentato da titoli (373.551 milioni).
(Fonte Confartigianato)