Il caro bollette preoccupa le imprese e rischia di creare una nuova crisi dopo quella provocata dalla pandemia. “Le bollette di gas ed energia elettrica, quando va bene, sono raddoppiate. Stiamo vivendo una situazione molto pericolosa. Non riusciremo a sopportare questa situazione ancora per molti mesi. Bisogna intervenire subito con misure che sostengano le aziende e, nello stesso tempo, che invertano drasticamente l’impennata dei prezzi”. Lucido, ma estremamente preoccupato Tiziano Poggipollini, presidente di Confartigianato Bologna Metropolitana e titolare di un’azienda metalmeccanica a Imola.
“Chiediamo al Governo misure di sostegno immediato per evitare il blocco degli impianti e per garantire la continuità della produzione. Ma da sole queste saranno inutili se non saranno accompagnate da interventi strutturali per redistribuire il carico degli oneri in bolletta, eliminando gli assurdi squilibri che oggi penalizzano i piccoli imprenditori, costretti a pagare il 49% degli oneri generali di sistema per finanziare una serie di agevolazioni tra cui quelle agli energivori”.
Le imprese si trovano “di fronte a uno tsunami”
Ma non vi sono solo richieste: “Noi imprenditori stiamo mettendo in campo tutto ciò che è possibile per recuperare quelle marginalità che ci permettono di abbattere i costi; dall’abbassare di un grado il riscaldamento, alla riorganizzazione degli orari e delle presenze in azienda, fino a valutare la possibilità di autoprodurre energia elettrica, ma siamo di fronte a uno tsunami”, prosegue Poggipollini.
Caro bollette, manca una politica energetica nazionale
Gli imprenditori lamentano anche l’assenza di una politica energetica nazionale ed europea. “Dopo la chiusura delle centrali nucleari e la riduzione dei pozzi di estrazione del gas non è stato fatto nulla. Ci siamo affidati al mercato, senza una reale programmazione del nostro fabbisogno e tanto meno una politica energetica adeguata. Ora sento parlare di un aumento del prelievo dai pozzi esistenti, ma sarebbe meglio studiarne anche dei nuovi e, contemporaneamente, avviare seriamente una politica di incentivi perché si proceda spediti con l’installazione di pannelli fotovoltaici sugli edifici pubblici e sulle aziende. Non è possibile farsi trovare impreparati ad ogni soffio di vento. In tutta questa vicenda c’è qualcosa che non è andato per il verso giusto. In tanti anni di attività non avevo mai assistito ad una situazione di questo genere, dove non vi è nessuna giustificazione palese”.
La politica internazionale rallenta la ripresa
Speculazione, crisi Ucraina, la ripresa in Cina che ha spinto quel paese ad accaparrarsi materie prime ed energetiche; “Ci sta tutto, ma un Paese serio non può rischiare di mandare all’aria ciò che di buono la ripresa stava prospettando perché si è trovato impreparato di fronte a quello che poteva anche essere preventivabile. E una riflessione sarà da fare anche sull’Europa. Decenni di impegno per creare un’unità a livello europeo per poi trovarsi con ognuno procede per proprio conto, in ordine sparso. Siamo stretti tra Unione Sovietica, Cina e Stati Uniti, senza essere in grado di esprimere una nostra politica, una nostra azione seria che dia identità e forza al nostro continente”.
La carenza di materie prime non energetiche
Ora sembra che tutto nasca dal caro bollette, non è così: “Da mesi noi imprenditori abbiamo lanciato l’allarme sulla carenza delle materie prime non energetiche. Ferro, alluminio, componenti meccanici sono di difficile reperimento. Quando arrivano sono già in forte ritardo e, a loro volta, con prezzi aumentati. Noi lavoriamo a contratto, con tempi di consegna stabiliti. Se saltano vi sono delle penalità, quindi stiamo facendo i miracoli per rispettare le consegne. Solo il ferro è aumentato del 60, 70%, l’alluminio del doppio, poi il prezzo viene cambiato ogni due giorni. Il preventivo che si riceve vale per 48 ore dopodiché i prezzi cambiano. Com’è possibile lavorare in questo modo? Perché noi dobbiamo dare risposte ai nostri clienti, e cosa possiamo dire? Se mi si chiede come abbiamo predisposto i bilanci preventivi, la risposta è che non siamo in condizione di farli e forse è meglio così, perchè i numeri farebbero davvero paura”.
D’altra parte non è nemmeno possibile scaricare sul cliente tutti gli aumenti: “Lavoriamo per grandi gruppi con i quali vi sono contratti definiti da tempo, gli aumenti concordati non riescono nemmeno in minima parte a sopperire ciò che paghiamo per le materie prime, e non vi sono clausole che in casi di questo genere possano in qualche modo tutelarti”.
Il rischio è che il mondo del lavoro entri in un circolo vizioso dove non c’è possibilità di uscita. “Scarsità di materie prime e conseguenti aumenti, caro bollette che faranno ancora crescere i prezzi di qualsiasi genere, non a caso stiamo assistendo in questi giorni ad aumenti deii prodotti, alimentari, aumento dei trasporti, il prezzo di un container dal Medio oriente è quadruplicato, e così via in una spirale senza fine, che rischia di affondare la nave”.
A rischio la tenuta sociale
La paura di Poggipollini è che questa situazione metta in crisi la tenuta sociale del Paese: “Ora lanciamo l’allarme come imprenditori, ma tra qualche mese tutti avremo problemi a livello di bilancio famigliare, e le avvisaglie già ci sono con bollette per il riscaldamento e l’energia elettrica schizzate alle stelle. Se poi le aziende iniziano a chiudere… Mi auguro che la politica si stia rendendo davvero conto della situazione e che intervenga urgentemente a più livelli”.