La ripresa dopo la recessione causata dalla pandemia certamente c’è. Lo segnalano tutti gli indicatori, ma la fase ascendente del ciclo economico è messa in discussione dall’escalation dei prezzi delle commodities energetiche che sta spingendo in alto il tasso di inflazione.
La ripresa
I primi nove mesi del 2021 sono caratterizzati da una migliore performance della manifattura italiana. La produzione manifatturiera è dell’1,1% inferiore rispetto allo stesso periodo del 2019, anno precedente allo scoppio della pandemia, un calo meno pronunciato rispetto a quelli di Francia (-5,8%) e Germania (-6,7%). Recuperano le esportazioni, che nei primi nove mesi del 2021 superano del 5,8% il corrispondente livello del 2019, sovraperformando la crescita dell’1,5% dell’export tedesco, mentre la Francia rimane in territorio negativo (-5,4%).
Gli aumenti nei comparti energetici
Ma i bilanci delle imprese dovranno fare i conti con lo tsunami dell’aumento esorbitante dei comparti dell’energia. Una analisi delle recenti tendenze dei prezzi dell’energia per le imprese è contenuta nel 16° rapporto annuale “Noi R-Esistiamo. Dalla parte delle piccole imprese” di Confartigianato Imprese. La bolla del prezzo del gas, associata alla forte crescita del costo dell’energia elettrica, e l’aumento del prezzo del gasolio compromettono la ripresa per una ampia quota di imprese della manifattura e del trasporto. Il prezzo unico nazionale dell’energia elettrica a novembre 2021 è oltre 4 volte il livello di anno prima; le recenti stime di Terna (2021) indicano un aumento del costo della bolletta elettrica da circa 40 miliardi a 80 miliardi di euro su base annua. Al 22 novembre il prezzo del gasolio alla pompa sale del 27,5% su base annua, tornando su livelli che non si registravano da settembre del 2014.
“Il Rapporto ci consegna una ‘fotografia’ in cui prevalgono i segni negativi, le gravi ferite lasciate dalla pandemia sulla nostra economia e sul nostro tessuto produttivo – sottolinea il segretario generale di Confartigianato Imprese Vincenzo Mamoli -. Eppure, sono altrettanto ben evidenti la forza, il coraggio e la capacità di reagire manifestati dalle micro e piccole imprese. Lo confermano le analisi sul loro impegno, a innovare e a diversificare la produzione, a sfruttare l’arma digitale per promuovere e vendere on line, fare formazione, mantenere vivi i rapporti con fornitori e clienti e rilanciare sulla transizione ecologica. Non si sono arresi i nostri imprenditori. Hanno resistito confermando, anche in questa circostanza, di essere la spina dorsale del sistema economico. Le vere debolezze stanno altrove. Sono quelle di un contesto che troppo spesso mortifica il talento e il coraggio degli imprenditori, sono le inefficienze e i ritardi storici del nostro Paese che frenano da sempre la corsa degli imprenditori: poco credito, fisco esoso, burocrazia opprimente, scarsi investimenti pubblici, ritardi infrastrutturali, alti costi dell’energia, giustizia lenta”.
Il costo del gas
I prezzi del gas sembrano fuori controllo. A ottobre 2021 il prezzo del gas TTF – quotazione di riferimento per il mercato europeo – è 6,3 volte rispetto ad un anno prima. La bolla del gas sarà destinata a sgonfiarsi, ma solo parzialmente. Valutando l’evoluzione del prezzo sulla base delle quotazioni dei futures, si stima nel 2022 un prezzo medio del gas circa 3,6 volte quello del 2020. Mentre le imprese manifatturiere registrano attese sugli ordini sui massimi degli ultimi quattro anni, sono in difficoltà a soddisfare contratti di vendita che non hanno incorporato lo shock dei costi energetici: si assiste al paradosso della sospensione di produzioni altrimenti in perdita, con i cassetti degli ordini pieni. I contratti di acquisto a prezzo fisso delle commodities energetiche si andranno a rinegoziare su livelli di prezzo pressoché triplicati.
L’escalation dei prezzi mette a nudo il gap di competitività dell’economia italiana sui cui grava una elevata tassazione dell’energia pari al 2,7% del Pil, superiore di 0,9 punti all’1,8% della media Ue a 27 e ampiamente al di sopra dell’1,9% della Francia e dell’1,5% della Germania. Sulla base di una analisi dei dati Eurostat relativi al prelievo in capo alle imprese manifatturiere italiane sulla base dei dati di Eurostat, si stima un maggiore tassazione rispetto alle omologhe tedesche di 2,1 miliardi di euro.
Il costo dell’energia elettrica
Per l’energia elettrica, la commodity maggiormente consumata dalle imprese, nel primo semestre 2021 nella classe di consumo fino a 20 MWh in Italia si paga un costo superiore del 23% rispetto alla media dell’Eurozona, un divario su cui grava una più elevata tassazione, che è pari al 37,8% del costo, ben 8 punti superiore al 29,8% della media Ue. A seguito di questa alta tassazione, le MPI italiane in questa classe di consumo pagano il prezzo dell’elettricità più alto dell’Unione a 27.