Il settore dei servizi di alloggio e ristorazione e servizi turistici prevede un + 56,9% nel periodo luglio-settembre 2021 rispetto agli stessi tre mesi del 2019, dopo che nel 2020 si è perso il – 44,9% delle presenze turistiche in Emilia-Romagna, pari a 18 milioni di pernotti in meno. Sono dati incoraggianti quelli contenuti nel focus del Centro studi di Confartigianato Emilia Romagna sul turismo regionale. Tuttavia non mancano le preoccupazioni: “I dati che emergono dal report del nostro Centro studi ci fanno ben sperare per i prossimi mesi e l’augurio è che questo trend possa proseguire anche nei mesi successivi – commenta Davide Servadei, presidente di Confartigianato Emilia Romagna -. Molto però dipenderà dai nostri comportamenti. E’ preoccupante che, rispetto all’estate di un anno fa, i dati sanitari ci mostrino un incremento rilevante delle positività, nonostante le vaccinazioni. Ciò dimostra che la pandemia è ben lungi dall’essere sconfitta. I nostri associati che in questi due anni hanno dimostrato doti eccezionali di resistenza e un grande senso di responsabilità, sono convinti che occorra continuare lungo la strada del senso civico e dei comportamenti corretti”.
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Le imprese artigiane operanti nel settore
E’ importante che la ripresa non sia effimera, anche perché le imprese operanti nel settore sono tante: alla fine del primo trimestre 2021 in Emilia-Romagna parliamo di 17.129 realtà, pari al 13,8% dell’artigianato totale, che danno lavoro a 50.158 addetti. A livello provinciale le più alte incidenze dell’artigianato nei settori a vocazione turistica, sul totale dell’artigianato, si osservano per Rimini (17,6%) e Bologna (15,2%). “Stanno cambiando i comportamenti di consumo delle persone, il mondo dell’artigianato ha una grande possibilità per la sua capacità di produrre guardando alla qualità dei prodotti e alla loro bontà – sottolinea Amilcare Renzi, segretario Confartigianato regionale -. Nello stesso tempo le nostre imprese che oggi operano in tanti comuni montani, in quei borghi che sono tanto ricercati, diventano una sorta di avamposto che garantisce l’esistenza delle comunità. Se queste realtà chiudessero, il rischio di abbandono e spopolamento sarebbe reale. Servono sempre di più misure per incentivare chi già opera in quelle realtà e per aiutare i giovani che vorrebbero aprire nuove esperienze, nonché politiche attive del mercato del lavoro per colmare il gap tra domanda e offerta”. Non a caso a luglio 2021 sono i cuochi, i camerieri e altre professioni dei servizi turistici le figure più ricercate in Emilia-Romagna, con grande difficoltà di reperimento di questi profili.
Le presenze in Emilia Romagna
L’Emilia-Romagna conta 323 comuni a vocazione turistica, pari al 98,5% del numero complessivo di comuni emiliano-romagnoli (328). Gli ultimi dati riferiti all’anno 2020 indicano per l’Emilia-Romagna oltre 22 milioni di presenze, che la posizionano terza nella classifica nazionale dopo Trentino-Alto Adige e Veneto (era quinta nel rank nazionale del 2019). Il calo tendenziale di 18 milioni in meno rispetto al 2019, corrisponde a livello percentuale al -44,9% (minore rispetto al -52,3% nazionale). A soffrire di più con contrazioni più consistenti di presenze turistiche le province di Bologna (-57,8%), Parma (-54,9%) e Reggio Emilia (-49,8%). “Per evitare una marcia indietro occorre mettere in sicurezza con le vaccinazioni quella fetta di popolazione che ancora non ha ricevuto il vaccino. La strada intrapresa con il green pass la possiamo considerare il minore dei mali, una garanzia a tutela della salute e della continuità di questo percorso di ripartenza, evitando nuove chiusure. Deve però essere sempre chiaro che i nostri operatori non possono essere considerati responsabili della veridicità del green pass e dell’identità delle persone”, conclude Servadei.